OLTRE IL DENARO C’È DI PIÙ

Sono finito solo una volta sulle pagine di un noto domenicale ticinese. Fui chiamato in causa da un politico di Manno, poiché mi ero permesso di scrivere una lettera ai quotidiani in cui esprimevo la mia preoccupazione per il fatto che il più delle volte si soppesano le questioni politiche con il braccio teso verso la tasca posteriore dei pantaloni, senza concedere spazio alle tensioni ideali. Così era stato allora per l’aggregazione tra Manno e Alto Malcantone. Mi aveva infastidito la parzialità delle argomentazioni dei contrari : « Non ci conviene. Finanziariamente stiamo bene così. » La stessa cosa rischia di accadere in Capriasca per la votazione sulla possibile alienazione della ex Casa comunale di Lugaggia. I favorevoli alla vendita gridano « al lupo, al lupo, siamo nella palta, l’incasso dell’operazione ci consentirebbe altri investimenti, magari proprio in ambito immobiliare. » Poi si scopre che il paventato disavanzo di 734mila franchi si è trasformato in un utile d’esercizio di 1’114'663 franchi. Bravi gli amministratori, che hanno saputo dare un insopettabile tocco di bacchetta magica al bilancio. Meno bravi se insistono nel voler alienare una stabile che si porta appresso storia, storie, eventi, emozioni. Sono nato e cresciuto a Chiasso, ma il mio carattere comunicativo ed empatico mi ha sempre accompagnato in tutte le peregrinazioni, fino all’ultima, avvenuta cinque anni fa, da Manno a Tesserete. Qui mi sento a casa. Partecipo emotivamente ai racconti di chi, come Walter e Lara si illuminano ripensando al loro matrimonio celebrato proprio nella ex Casa comunale di Lugaggia. Mi identifico in Marco che ricorda che in quell’edificio è stato dapprima scolaro, poi Consigliere comunale e Municipale. Sono storie di tutti noi. Ci riportano davanti agli occhi radici che si annidano nei nostri cuori. Se in futuro, fra quelle mura ci fosse un asilo nido, pubblico o privato che sia, un centro intergenerazionale, in cui giovani e anziani condividono un giornale e un caffè, la sede di un’associazione di pubblico interesse e utilità, questi ricordi avrebbero maggiori possibilità di mantenere il loro nitore e la loro lucentezza.  L’eventuale vendita darebbe un sollievo effimero alle finanze del Comune.  Poi non si percepirebbe più un canone d’affitto, e le quattro mura sprofonderebbero in un passato dal quale non potranno più essere riesumate.

Ma il succo della storia, secondo me, è un altro. Mi rattrista il fatto che un’operazione come questa venga soppesata e dibattuta soltanto pensando al denaro. Alle giovani generazioni dovremmo sapere trasmettere anche il senso della storia, una storia che non è fatta solo di vil pecunia, ma è anche portatrice di valori, di emozioni di attenzioni al bene delle persone.

E se proprio proprio si vuole pensare alle mere questioni finanziarie ricordiamo quanto raccomandano gli esperti del settore: «Nei periodi di crisi investi nel mattone. E se già lo possiedi, conservalo».

 

Giancarlo Dionisio, Campestro

In Corriere del Ticino del 13 maggio 2024

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